‘OSPEDALE MAGGIORE SOLO CHIETI-PESCARA’, LA DELIBERA UCCIDE LA SANITA’ AQUILANA

‘OSPEDALE MAGGIORE SOLO CHIETI-PESCARA’, LA DELIBERA UCCIDE LA SANITA’ AQUILANA

L’AQUILA – I principali poli regionali della sanità spartiti tra Pescara e Chieti, come pure la centrale unica regionale del 118, sebbene ci siano fondi e progetti per farla all’Aquila, programmando l’unione dei due ospedali, pescarese e teatino, in un unico presidio di secondo livello, ovvero con specialità e budget maggiori, mentre scompare ogni riferimento a una possibile unione dello stesso tipo tra L’Aquila e Teramo, più volte promessa dall’assessore regionale al ramo Silvio Paolucci e che ormai sembra tramontata.

Assomiglia a un “de profundis” per la sanità aquilana, ma anche per quella teramana, la delibera della Giunta regionale numero 271 dello scorso 23 maggio, approvata alla presenza del governatore ed ex commissario, Luciano D’Alfonso, del vice presidente, Giovanni Lolli, e degli assessori Paolucci e Marinella Sclocco.

Tutto questo mentre la Giunta regionale ha tolto di mezzo la prudente Asl chietina e sta accelerando a briglia sciolta sulla complessa procedura di costruzione di un nuovo ospedale a Chieti da 225 milioni di euro con 500 posti letto attraverso il project financing: una struttura all’avanguardia che sbilancerà ancor più i rapporti di forza.

La delibera di Giunta sprinta nel definire una volta per sempre sulla costa l’unico presidio di secondo livello, visto che in Abruzzo c’è spazio per uno soltanto, dato il bacino d’utenza minimo per averlo di 1,2 milioni di persone.

Viene premiato il lavoro ai fianchi della politica pescarese, dal governatore stesso in giù, la capacità di anticipare i tempi delle “lobby” mediche adriatiche e la “distrazione” dei corrispettivi aquilani, ognuno in fondo perso per i fatti suoi, per non dire del silenzio del sindaco, Massimo Cialente, medico ospedaliero e presidente del Comitato ristretto dei sindaci, del manager, Rinaldo Tordera, e così via.

Lo “studio di fattibilità” per valutare l’ipotesi di una simile integrazione funzionale tra i presìdi dell’Aquila e di Teramo è rimasto nel mondo delle fiabe, tra le promesse pre e post elettorali e i proclami per tenere buoni i territori in rivolta.

LA DELIBERA

Il documento dell’esecutivo regionale approva la proposta di piano di integrazione funzionale tra i presìdi ospedalieri di Pescara e Chieti “al fine di assicurare le funzioni nell’ambito delle reti tempo-dipendenti previste per un dipartimento di emergenza e accettazione (Dea) di secondo livello”, così come elaborata da un’apposita commissione istituita con un’altra delibera di Giunta, la 762 del 22 novembre 2016.

Della Commissione fanno parte il direttore del dipartimento per la Salute, il presidente Agenas, Giuseppe Zuccatelli, i manager della Asl di Pescara e Chieti, Armando Mancini e Pasquale Flacco, il direttore sanitario della Asl di Lodi, Roberto Riva, il direttore del reparto di Chirurgia toracica di Pescara, Achille Lococo, il direttore della Clinica cardiochirurgica del dipartimento di Malattie cardiovascolari della Asl chietina, Vincenzo Salini, l’esperto in programmazione e organizzazione sanitaria Claudio Maria Maffei, il direttore dell’unità Area di supporto direzionale per l’organizzazione e lo sviluppo della Asl lodigiana, Davide Archi, e Paolo Menduni, ex manager della Asl dell’Aquila, attualmente in pensione, commissario straordinario dell’Agenzia di informatica e committenza (Aric) leggi centrale unica acquisti, braccio destro dalfonsiano in materia e vero e proprio deus ex machina dietro le quinte della sanità abruzzese.

Gli esponenti lodigiani non viene spiegato a quale titolo siano stati chiamati, forse per la realizzazione di progetti simili di integrazione, ma questa è solo una supposizione.

La proposta individua a Pescara il Dea di secondo livello per la rete del politrauma/trauma maggiore; a Chieti il Dea di secondo livello per la rete delle emergenze cardiologiche; ancora a Pescara il Dea di secondo livello per la rete dello stroke (ictus).

Viene prevista l’istituzione di una centrale operativa 118 unica, “al fine di garantire il corretto funzionamento della connessione funzionale Chieti-Pescara”, anche qui, quindi, senza nominare il capoluogo che era destinatario della centrale unica.

Si prevede, ancora, “l’istituzione e la regolamentazione di un dipartimento di Emergenza di secondo livello interaziendale tra le Asl di Chieti e Pescara”.

Infine, si programma “la definizione di specifici protocolli operativi atti a delineare ruoli, competenze, responsabilità e condivisione delle informazioni tra i due presìdi ospedalieri di Pescara e Chieti che confluiranno in un unico piano di integrazione funzionale”.

LA COMMISSIONE

Alcune indicazioni interessanti, e che fanno tremare i polsi all’Aquila e Teramo, arrivano dalle sette pagine di report prodotto dalla famosa Commissione per l’integrazione.

In premessa, l’organismo fa riferimento al fatto che già un decreto dell’allora commissario D’Alfonso “ attribuisce in questa fase programmatoria le funzioni di Dea di secondo livello ai presìdi di Pescara e Chieti attraverso l’istituzione di una efficace connessione funzionale”, anche perché c’è “assoluta contiguità tra le due strutture”, che rende possibile creare un ospedale maggiore “garantito da più presìdi integrati”.

La Commissione poi si allarga e decide di fornire delle indicazioni su “azioni che supportino e accompagnino l’evoluzione dell’organizzazione” anche se si tratta di “aspetti che non erano espressamente indicati tra gli ambiti di competenza della Commissione stessa”.

Passando alle “indicazioni di sistema”, nonostante il decreto dalfonsiano prevede due centrali del 118, l’organismo “raccomanda l’istituzione di una centrale operativa unica sul territorio”, dal momento che “garantirebbe non solo il buon funzionamento della connessione funzionale Chieti-Pescara, ma anche l’ottimale gestione delle reti tempo-dipendenti a livello regionale”: in pratica, la certificazione dello scippo.

“In subordine” si ritiene comunque “essenziale creare un ufficio regionale sovraordinato, che coordini le due centrali regionali e ne garantisca l’omogeneo funzionamento”: con queste premesse, facile immaginare in quale parte della regione si potrebbe localizzare.

Si passa poi alle vere e proprie “indicazioni per la connessione funzionale”.

Per quanto riguarda la “rete del politrauma/trauma maggiore”, “i traumi gravi vanno centralizzati presso l’ospedale di Pescara” e “va formalmente costituito un trauma team dall’azienda, con un responsabile”, ma in considerazione del “prevedibile aumento dell’attività” andrà “valutata la possibilità di spostare l’attività” all’ospedale di Chieti.

Quanto alla “rete per le emergenze cardiologiche”, “entrambi i presìdi di Chieti e Pescara sono stati identificati come centri hub” ma “gli atti regionali attribuiscono a Chieti una specifica valenza di alta specialità in area cardiologica, data la presenza della Cardiochirurgia”.

E a Chieti, per la commissione, va predisposta una “centralizzazione delle emergenze cardiochirurgiche, in particolare rappresentate dalle sindromi aortiche acute e dallo scompenso cardiaco refrattario al trattamento farmacologico con necessità di impiego di sostituti meccanici della funzione cardiaca e/o di trapianto di cuore”.

Infine la rete dello stroke, per la quale la Commissione non ha nulla da obiettare a quanto già stabilito dal decreto dalfonsiano che ha identificato la sede di stroke unit di secondo livello a Pescara, “in virtù della presenza del servizio di Neurochirurgia e Neurorianimazione”, e di primo livello a Chieti.

Per concludere, nelle indicazioni valide per tutte le reti si stabilisce ancora una volta che la centrale del 118 “dovrebbe essere unica a livello regionale” mentre andrà costituito un gruppo di lavoro interaziendale per omologare i protocolli.

http://www.abruzzoweb.it/contenuti/-ospedale-maggiore-solo-chieti-pescara-la-delibera-uccide-la-sanita-aquilana/629357-268/

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